Classe 1990, Carmine Liguori è l’ideatore del Podcast del Bartender, un format disponibile su YouTube, Facebook, Instagram, Spotify, Amazon Music, Apple Podcast, Google Podcast, che propone quattro episodi ogni settimana, il lunedì, il martedì, il giovedì e la domenica, alle 10 del mattino.
Prima di essere un personaggio social, Liguori è però un bartender con una lunga esperienza alle spalle. Come racconta lui stesso: “Ho sempre cercato di vivere intensamente tutte le mie passioni e così ho fatto anche con quella per il bar, che nel 2008, quando avevo diciotto anni, è diventata una professione”.
Nato e cresciuto a Sassuolo da genitori napoletani, Carmine si trasferisce in Lombardia, per lavorare nei locali delle province di Bergamo e Brescia, e si afferma nel campo del bartending acrobatico, vincendo per tre anni di seguito, dal 2016 al 2018, il titolo di Italian Flair Champion. All’attività di bartender, che affina frequentando corsi tra i migliori in Italia, affianca poi quella di formatore e, con il suo podcast, di divulgatore.
Quando nasce il progetto del podcast?
Il progetto del podcast è nato nel periodo della pandemia. È stata una casualità: mentre giocavo on line facendo dirette streaming su Twitch, un amico mi ha suggerito di creare dei contenuti inerenti al mio lavoro di bartender. In effetti, avevo notato che non esistevano podcast specifici sul mondo del bar e l’idea poteva funzionare.
Così, ho iniziato parlando soprattutto di flair bartending e con il tempo ho ampliato il ventaglio di argomenti e ospiti dal settore della miscelazione. Il mio intento non è tanto quello di farmi conoscere dalla community di bartender, ma di presentare personaggi che abbiano storie da raccontare.
Oggi il tuo podcast è molto conosciuto dalla community di bartender. Come si è evoluto in questi anni?
Negli anni il podcast è cresciuto e nel 2024 sono entrato in società con Marco Ranocchia di PlanetOne, società a cui fa capo anche il podcast Fare Impresa. Abbiamo uno staff di più di dieci persone e siamo strutturati come una vera e propria azienda di produzione: Marco si occupa della parte gestionale e amministrativa, mentre io seguo essenzialmente i contenuti.
Mi piace sottolineare che ci arricchiamo reciprocamente dal punto dal punto di vista delle competenze e delle conoscenze, perché apparteniamo a due generazioni diverse e lo scambio di opinioni tra noi è molto importante.
Marco ha visto nel mio podcast un potenziale interessante e ha deciso di investirci. Ho così ampliato il mio network di contatti e aumentato la visibilità del podcast, che nell’ultimo anno ha totalizzato quasi due milioni di visualizzazioni. Il passaggio ha portato anche delle migliorie tecniche: oggi l’audio ha una qualità più elevata, uso telecamere migliori e luci professionali.
Chi sono gli ospiti del tuo podcast?
Al Podcast del Bartender intervengono esperti di spirits, organizzatori di eventi, esponenti del mondo della distribuzione e del beverage. È uno spazio di connessione con il mondo del bartending, nel quale al centro dell’attenzione c’è il mio ospite con la sua esperienza. Così, capita che anche personaggi già famosi nel settore, noti agli addetti ai lavori, si raccontino facendo scoprire qualcosa di nuovo della propria personalità o stimolino la curiosità dei più giovani nei confronti del nostro mondo. Mi piace il fatto che si crei un rapporto di confidenza con gli ospiti, che faccio letteralmente entrare in casa mia, essendo lo studio di registrazione nella mia abitazione. La location confortevole e familiare, un vero e proprio bancone da bar, è poi una componente essenziale per far sì che si crei un’atmosfera conviviale e rilassata.
Ci sono dei tratti comuni nei bartender di successo che hai intervistato? Che cosa ti colpisce di loro?
I tanti ospiti che partecipano al podcast hanno sicuramente in comune il fatto di aver lavorato molto per raggiungere il livello al quale sono arrivati. Dei professionisti che incontro mi affascinano il lato umano, ma anche il loro modo di lavorare, la loro gestualità: sono sempre stato un appassionato osservatore di barman, chef e intere brigate di cucina.
Oggi quali sono i temi che interessano il mondo del bar?
Noto che c’è un desiderio smisurato di conquistare visibilità, ma spesso non c’è la consapevolezza del tanto lavoro necessario per diventare dei professionisti di alto livello. Senza questa consapevolezza, chi si avvicina al nostro mondo convinto di raggiungere il successo o di diventare magari un personaggio dei social si scontra inevitabilmente con una realtà difficile. I grandi professionisti che ospito nel mio podcast possono aiutare a far crescere questa consapevolezza: sentire i racconti di personaggi come, ad esempio, Samuele Ambrosi o Bruno Vanzan, dà l’idea delle attitudini e delle competenze che servono per fare il nostro mestiere ad alto livello.
Che obiettivi ti poni per il podcast e per il tuo futuro professionale?
Vorrei innanzitutto che quest’attività diventasse, a tutti gli effetti, il mio lavoro. Vorrei quindi ampliare ancora di più lo staff che lavora con me al podcast e avere la forza economica di retribuire i collaboratori in modo adeguato. Per fare ciò, mi sto impegnando a dare ancora più visibilità al podcast, con una presenza costante nei principali eventi di settore. A livello personale, infine, continuerò a investire il mio tempo anche nell’attività di formatore.
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